martedì 10 maggio 2011

I colpi a mani nude

Resistenza
Le ossa del metacarpo sono molto più fragili di quanto si pensi. Per questo motivo tirare un pugno a mani nude può non essere una buona idea se non si regola la potenza: abbastanza per ottenere il risultato voluto ma non troppa per evitare di rompersi le ossa; il target: evitare di colpire la fronte o comunque zone ossee; la traiettoria: avvitata per colpire con le prime due nocche della mano.
Anche con questi accorgimenti è molto facile farsi male, per questo il pugno chiuso bisognerebbe usarlo solo per il training ricordandosi che nel mondo reale possono essere molto più efficaci le dita come nel JKD o il palmo aperto e il pugno a martello come nel panantukan tradizionale o boxe filippina.

Velocità
Quando si tira un pugno è molto importante la velocità di ritorno del braccio coinvolto. Questa importanza è dovuta a due fattori: la necessità di recuperare il più velocemente possibile la condizione di guardia e di approssimare il più possibile un urto elastico.
  1. Quando si cerca di colpire l'avversario si apre una falla nella guardia che può essere sfruttata dall'avversario con un colpo d'incontro che prevede l'ingresso quasi contemporaneo all'arrivo del colpo tirato dall'avversario oppure un colpo di anticipo che sfrutta sia la falla che la "telefonata" ovvero il fatto che il colpo tirato risulta facilmente prevedibile e quindi anticipabile. Un semplice esempio si ha quando il vostro avversario vi tira un gancio con un grosso caricamento e voi lo anticipate con un jeb diretto al volto.
  2. Un urto anaelastico consiste nella collisione tra due corpi che successivamente restano a contatto e continuano a viaggiare alla stessa velocità. Questa condizione prevede una dissipazione di energia in termini di calore.
    Tirare un pugno come fosse una spinta provocherebbe quindi maggiore dissipazione di energia e il danno arrecato diminuirebbe. Ovviamente un pugno non può essere considerato un urto elastico in quanto bisognerebbe considerare le deformazioni dei legamenti dei muscoli e delle ossa coinvolte, però se tirato correttamente, si può minimizzare l'energia dissipata rendendolo molto più efficace.
Consideriamo due masse uguali, una ferma e una in movimento. Quando quella in movimento urta in modo elastico quella ferma la prima si ferma e l'altra acquisisce la velocità della prima. Il momento di contatto tra le due masse è istantaneo e l'energia si trasferisce da una massa all'altra.
Se l'urto è anaelastico quando le due masse si uniscono la velocità finale si dimezza con una dispersione di energia.
Apprendimento
I colpi più studiati scientificamente sono sicuramente quelli del pugilato e per questo sono perfetti per l'allenamento, per lo studio dello spazio e del tempo con lo sparring non condizionato, per lo sviluppo e il controllo della potenza. Parallelamente bisogna però ricordarsi sempre che in un contesto reale senza i guantoni da 10 once ci si può fare male e che il coefficiente di resistenza alla compressione delle ossa colpite può essere maggiore del vostro.
In questo momento entra in gioco tutto quello appreso nel bastone del Kali perchè gli stessi movimenti (sinawali) possono essere replicati a mani nude con il pugno a martello.
Applicare quindi gli insegnamenti del pugilato in termini di velocià, tempi e distanza uniti ai principi del bastone del Kali può fare la differenza tra qualche livido e delle ossa rotte.

Conclusioni
Tirare un pugno a mani nude senza farsi male può essere molto difficile. Per riuscire a dosare la corretta quantità di forza in un contesto reale dove lo stress psicologico ci porterebbe a sfruttare al massimo il nostro potenziale è necessaria una grande preparazione. Anche per questo motivo secondo me l'allenamento pugilistico andrebbe affiancato a tecniche di Kali.

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