Kali Arnis Escrima

Arte marziale o sport da combattimento?
La differenza è molto semplice, la parola sport deriva etimologicamente dal Francese desporter (divertimento, svago) mentre marziale si riferisce a Marte, il dio della guerra.
In uno sport da combattimento ci sono delle regole ben definite che non possono essere violate e c'è un arbitro che ne verifica l'applicazione.
Nell'arte marziale, come si può immaginare, si deve fare qualunque cosa possibile per avere la meglio sull'avversario e sopravvivere possibilmente in buono stato per essere in grado di affrontare l'avversario successivo.

Pochissime arti marziali sono giunte fino ai giorni nostri non contaminate dallo sport e dal marketing. Con l'avvento della polvere da sparo in occidente si è persa la memoria delle nostre arti marziali che, seppure i loro praticanti stiano ultimamente incrementando come per il canne francese e la scherma rinascimentale, restano riservate ad un pubblico molto di nicchia.
Dal primo decennio del '900 cominciarono ad arrivare in Europa il Judo, il Kendo e successivamente il Karate , sport da combattimento provenienti dal Giappone dove la cultura marziale era ben più radicata e le armi da fuoco sono arrivate più tardi. Li ho già chiamati sport da combattimento perchè questi sono arrivate come arti marziali ricodificate per adattarle al contesto sportivo di cui parlavo all'inizio e, snaturate del concetto principale della sopravvivenza nel campo di battaglia, hanno secondo me perso di efficacia e di applicabilità in contesti di difesa personale reali, a meno di non praticarle per una vita intera e cercando di recuperarne lo spirito marziale originario.

La prova che il Kali filippino ha mantenuto i principi marziali sta nel suo vastissimo programma che vede impegnati i praticanti nell'uso di svariate armi oltre al pilastro portante della disciplina cioè il bastone di rattan di circa 70cm (olisi). Mi riferisco alle armi da taglio come il bolo o la spada e daga, alle armi flessibili come la frusta o le corde, ai moltiplicatori di forza come le dos-puntas, ecc...
In più, tutte le tecniche apprese dall'uso di queste armi possono essere trasportate nell'uso di armi improprie occasionali che possono essere, ripercorrendo rispettivamente l'elenco sopra, un ombrello, una stecca da biliardo o un settimanale arrotolato; una bottiglia rotta; una cintura, una sciarpa o un asciugamano; una penna.

La storia
Si può leggere moltissimo online riguardo la storia del Kali filippino, conosciuto di più come Escrima o Arnis, ma segreto della sua efficacia sta nel fatto che si è sviluppata secondo leggi molto simili a quelle della selezione naturale.

La conservazione delle differenze e variazioni individuali favorevoli e la distruzione di quelle nocive sono state da me chiamate "selezione naturale" o "sopravvivenza del più adatto"
Charles Darwin, L'origine delle specie 

L'arcipelago filippino ha visto continue invasioni di stranieri [1] dai quali, durante le battaglie, sono state assorbite molte tecniche marziali. La particolare apertura mentale della popolazione, evidentemente non fossilizzata nella propria tradizione marziale, gli ha permesso questa evoluzione controllata che inglobava nella disciplina tramandata le tecniche migliori con adattamenti per armi fino ad allora sconosciute alla popolazione.
Il maggiore salto evolutivo è stato provocato dall'invasione spagnola iniziata nel 1521 quando ha visto la famosa sconfitta di Magellano per mano del capotribù dell'isola di Mactan: Lapu-Lapu.
Queste influenze spagnole le vediamo principalmente nelle tecniche di spada e daga, e nei nomi di alcune tecniche come i cinco tiros, cambiada, o di alcune armi come le dos puntas.

Un esempio interessante di come la storia può influenzare l'evoluzione di un arte marziale è portato dal Silat: arte marziale molto vicina al Kali.
In questo caso la sua evoluzione non viene modulata solo dalla selezione naturale, per cui la sopravvivenza dell'individuo fa sì che può tramandarne le tecniche che l'hanno aiutato a sopravvivere, ma anche da un fattore molto simile alla selezione sessuale darwiniana.
Il vistoso ed ingombrante piumaggio del pavone può ostacolare la fuga dai predatori richiedendo un maggior dispendio di energia. Tuttavia gli esemplari con la coda più grande sono quelli con maggior probabilità di riprodursi perchè preferiti dalle femmine. Questa preferenza non è dovuta in sè alla vistosità del piumaggio ma dal fatto che un maschio che riesce a sopravvivere nonostante questo fardello è prova di salute, forza e di superiorità genetica. [2]
Probabilmente nessuno conosce il motivo per cui il Silat si sia sviluppato in una relazione intrecciata con la danza folkoristica, qualche fonte ipotizza che per poter essere tramandato nonostante i divieti delle popolazioni dominatrici si sia trasformato e nascosto in una danza un po' come la Caopeira, ma storicamente questa relazione sembra essere precedente alle dominazioni europee del '500.
Anche se da un lato il Silat può perdere in termini di economicità nei movimenti dall'altro acquisisce efficacia in quanto essi saranno meno prevedibili dall'avversiario che non ne conosce i segreti.
Infatti è relativamente facile per la mente umana costruire un modello delle traiettorie se esse sono derivate solo dalla massimizzazione dell'effetto e dalla minimizzazione della velocità (cfr. Pugilato) ma se queste vengono perturbate da una simbiosi con una forma di danza la modellizzazione diventa molto più complessa, d'altro canto è altrettanto complesso l'apprendimento e l'esecuzione di tali tecniche.

Bisogna inoltre tenere sempre in considerazione che le arti marziali si sono evolute adattandosi anche alla struttura fisica dei praticanti quindi per un danese di 190cm che pesa 95 chili praticare Ninjutsu non mi sembra la scelta che sfrutta al massimo le sue potenzialità come invece potrebbe fare il Brazilian Jiu-Jitsu.

Nel Kali questo problema è aggirabile facilmente proprio perchè ha avuto influenze Europee e in secondo luogo, viene insegnato tenendo conto di un target con le forme fisiche, nonchè le preparazioni atletiche più eterogenee, ristrettamente al mio campo di esperienza da allievo F.I.S.A.M.

L'insegnamento
La struttura del Kali filippino, permette di apprenderne le tecniche di base in un tempo relativamente breve.
Infatti la forza principale del Kali è che tutte le tecniche studiate per gestire il combattimento con il bastone concorrono all'apprendimento dell'uso delle armi da taglio e le mani nude, necessitando solo di piccole variazioni specifiche.
Il processo più lungo è dovuto alla necessità di automatizzare tali tecniche in modo da poterle applicare "senza pensarci" in uno scontro reale.
Il metodo migliore per insegnare un teorema matematico non è partire dalla dimostrazione ma ripercorrere le intuizioni e i ragionamenti che hanno portato ad essa e solo alla fine verificarne la consistenza.
Allo stesso modo il metodo migliore per imparare un'arte marziale completa come il Kali filippino è iniziare dalle armi. Infatti durante uno scontro l'uomo ha sempre cercato di utilizzare oggetti che gli permettessero di ridurre il divario in termini di forza fisica con un avversario più forte o di aumentarlo per ridurre al minimo il rischio di sconfitta contro un avversario più debole. Solo in mancanza di tali oggetti si è quindi costretti a fare affidamento esclusivamente sulle mani nude.

Nell'apprendimento del Kali si è molto tentati dall'accumulare subito un gran numero di tecniche rischiando di creare confusione e rendendone impossibile l'applicazione in contesti reali.
Se invece si inizia con poche tecniche ma applicate soprattutto in dinamica, magari il tutto coadiuvato da un po' di training pugilistico, si ha molte più possibilità di eseguire la tecnica nella giusta combinazione di spazio e tempo, soprattutto quando cominciano ad entrare in gioco fattori psicologici, non riproducibili in palestra ma approssimabili con un allenamento che alterna le tecniche allo stress fisico e all'applicazione dinamica seppure controllata per evitare danni.

Metodo analitico vs metodo globale
Alcune tecniche particolarmente articolate possono risultare faticose da memorizzare ma soprattutto da eseguire in situazioni di forte stress. Per questo ogni volta che si aggiunge un tassello bisogna sempre avere in mente lo scopo complessivo della tecnica esattamente come bisogna avere a mente la figura sulla scatola quando si compone un puzzle.
Può essere utile in dinamica anche "sporcare" la tecnica, per esempio aggiungendo colpi in posizioni intermedie ma facendo attenzione di non saltare passaggi essenziali per la riuscita in sicurezza.
Viceversa può essere utile ripercorrere tutti i tasselli curando anche i minimi dettagli perchè quando dovrete utilizzare quella particolare tecnica nella realtà lo stress la ripristinerà sfocata.
Per questo bisogna essere sicuri di aver capito le motivazioni dei singoli movimenti che in certi casi possono essere anche minimi ma essenziali, soprattutto nel caso delle armi da taglio.

In situazioni reali è addirittura più pericoloso sapere una male tecnica che non saperla del tutto, perchè si ha una falsa sicurezza.
E conoscere bene una tecnica significa saperla applicare in condizioni di stress e non limitatamente alla palestra con il compagno che la asseconda. Per questo è essenziale un allenamento dinamico e l'applicazione delle tecniche almeno sotto stress fisico, dato che quello psicologico è difficile da ricreare nell'ambiente protetto come quello di una palestra. 

Note:
[1] Military history of the Philippines [↩]
[2] "Elementi di ecologia", Thomas M. Smith,Robert L. Smith [↩]